La lenta incubazione: dove (e come) nascono le buone idee

La lenta incubazione: dove (e come) nascono le buone idee
Steven Johnson, Dove nascono le buone idee

Ritengo questo video fondamentale. Lo riprendo dopo anni nello spirito della “lenta incubazione”.

Il video fa riferimento al testo di Steven Johnson, “Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell’innovazione”, BUR (Ed. originale: ” Where good ideas come from. The natural history of innovation”, 2010).

Steven Johnson: “Durante gli ultimi cinque anni mi sono posto questa domanda: da dove vengono le buone idee?

È un tipo di problema al quale siamo tutti intrinsecamente interessati.

Vogliamo essere più creativi, vogliamo avere idee migliori, vogliamo che la nostra organizzazione sia più innovativa.

Ho analizzato questo problema da un punto di vista ambientale: “Quali sono gli spazi che storicamente hanno portato eccezionali indici di creatività e innovazione?”.

E ho visto che in tutti questi sistemi ci sono degli schemi che continuano a ricorrere. Che sono cruciali per creare ambienti che sono eccezionalmente innovativi.

Uno di questi schemi lo chiamo “la lenta incubazione”.

Idee eccezionali non vengono in un momento di grande comprensione con un’ispirazione improvvisa. Le idee più importanti impiegano un grande tempo per evolvere passando molto tempo dormienti in sottofondo.

Di solito ci vogliono due o tre anni, o anche dieci o venti, prima che sia evidente che una certa idea abbia successo e che possa essere utile in qualche modo. E questo è dovuto parzialmente al fatto che le buone idee sono causate dalla collisione di piccole intuizioni, che formano qualcosa di più grande del loro insieme.

Nella storia dell’innovazione si vedono un sacco di casi in cui qualcuno ha solo la metà di un’idea.

C’è una bella storia riguardo l’inventore del web, Tim Berners Lee.

È un progetto a cui Berners lavorò per dieci anni.

Ma quando cominciò non aveva una visione completa di questo nuovo media che stava inventando. Cominciò a lavorare a un progetto parallelo che riguardava l’organizzazione dei suoi dati, ma che scartò dopo un paio di anni. Dopo di che cominciò a lavorare a un’altra cosa, e fu solo dopo dieci anni che cominciò a esserci una visione completa del web.

Spesso è così che nascono le idee. Hanno bisogno di un tempo di incubazione e passano molto tempo nella forma di intuizioni incomplete.

L’altra cosa importante, quando pensi alle idee in questo modo, è che, quando queste idee prendono forma come intuizioni, hanno bisogno di collidere con altre intuizioni. E spesso la cosa che trasforma un’idea in una cosa di successo è un’altra intuizione che ronza nella testa di un’altra persona.

E bisogna trovare il modo di creare un sistema che permetta a queste intuizioni di unirsi e trasformarsi in qualcosa di più grande della somma delle parti.

È per questo, ad esempio, che il caffè all’epoca dell’illuminismo, o i saloni letterari del modernismo, furono fucine di creatività perché creavano lo spazio dove le idee potevano fondersi e scambiarsi, creando nuove forme.

Guardando il problema dell’innovazione da questa prospettiva, viene fatta luce su un dibattito tenuto recentemente riguardo a cosa sta facendo internet alle nostre menti. Ci stiamo facendo sopraffare da uno stile di vita multitasking e continuamente connesso. Questo ci porterà pensieri meno complessi man mano che ci spostiamo da una lettura più lenta profonda e contemplativa?

Ovviamente sono appassionato di lettura ma penso sia importante ricordare che il grande motore dell’innovazione scientifica, e di quella tecnologica, è stato lo storico incremento della connettività; cioè la nostra abilità di raggiungere e scambiare idee con altre persone, di prendere in prestito intuizioni di altre persone e combinarle con le nostre, trasformandole in qualcosa di nuovo.

Penso che sia realmente questo, più di ogni altra cosa, il principale motore della creatività e dell’innovazione negli ultimi sei-settecento anni.

E quindi, sì, sicuramente veniamo più distratti. Ma quello che succede di così meraviglioso e miracoloso negli ultimi quindici anni è che abbiamo così tanti nuovi modi di connetterci e così tanti nuovi modi di raggiungere e incontrare altre persone in modo da trovare i pezzi mancanti per completare le idee a cui stiamo lavorando. O incontrare per caso una nuova informazione, che possiamo usare per costruire e migliorare le nostre idee.

Questa è la vera lezione dalla quale vengono fuori le buone idee.

L’opportunità favorisce la mente connessa.”